Per me, che questa città mi ha adottato in età adulta, ogni angolo è quasi sempre una sorpresa, una novità. Ammetto di conoscere ancora poco Palermo anche perché, per quanto mi riguarda, ogni palazzo, cortile o panchina può nascondere storie e vite, che hanno ancora il potere di cambiare la mia.
Pur sorprendendomi oggi, come d’altronde spesso accade nel conoscere posti nuovi, il luogo in cui mi trovo adesso, il mercatino solidale, mi risulta comunque familiare. Sarà che quando ero bambino, con mio padre, quando avevamo del tempo libero, andavamo spesso nei mercatini dell’usato: era un modo per mio padre, credo, di tenere delle connessioni con il proprio passato, e di potermi insegnare, a suo modo, che l’utilità di un oggetto nasce dall’amore con cui ce ne prendiamo cura, e come riusciamo a farlo navigare nel tempo, e come questi posti siano dei potentissimi archivi di ricordi, di emozioni, di momenti che ci hanno cresciuto e, in un modo o nell’altro, dato, dato qualcosa.
Passeggiando per le corsie di questo mercatino, ho potuto ripescare tanto del mio passato, di ciò che mi manca e, tra tutti gli oggetti familiari, il sorriso più grande me l’ha strappato una vecchia valigetta di musicassette. Mi ha ricordato quando d’estate avevo il compito di scegliere la musica che ci avrebbe accompagnato qui, nella città in cui oggi scrivo.
Il viaggio da Milano a Palermo era lungo, e la nostra macchina veniva caricata sempre molto, quindi anche la quantità delle cassette era importante. Oggi non c’è più questo problema, possiamo avere tutta la musica del mondo, o quasi, in un secondo, eppure mi manca il tempo che perdevo a riavvolgere le cassette, per trovare la colonna sonora giusta per i nostri 1500 chilometri. Mi manca viaggiare con i miei in auto, con la piccola Desy, mia sorella, che ormai non è più tanto piccola. Mi manca il tempo che si perdeva, perché solo oggi mi rendo conto che non stavo perdendo ma stavo ricevendo, ricevevo l’amore in un tempo che era più scandito, più lento, era semplicemente più tempo, un tempo che oggi pare non esserci più.
Ci hanno reso tutto più veloce, rapido, smart. Questo posto invece mi ha ricordato che forse vorrei avere ancora dodici anni, esser sdraiato nel sedile posteriore della Fiat Regata dei miei, e guardare il mio schermo, uno schermo che non aveva bisogno di connessione, non si teneva in mano, richiedeva solo che io fossi davvero connesso con la mia vita, quello che stavo vivendo. Una connessione che spero di ritrovare sempre più, connesso al tempo e a i suoi ritmi, magari stando ancora in macchina in un viaggio lungo, in compagnia della mia famiglia, ad ascoltare quanto i miei genitori hanno ancora da raccontare.
Mi ha colpito il rimpianto della lentezza. La velocità non è assolutamente sinonimo di ricchezza di esperienze, ma purtroppo è questo quello che ci diciamo prendondoci in giro
Io sono la mamma che dire !!! Mi sono emozionata tanttissimio leggendo questo scritto, scendendomi le lacrime, e pensare che adesso noi ( la sua famiglia) viaggiamo in aereo Palermo Milano per trascorrere un po di tempo con Daniele. Ci siamo trasferiti nel lontano 1986 per lavoro.ma oggi Palermo a Daniele con le sue capacità di studi gli offre tante opportunità , Auguriiiiii
Il ricordo di un porta cassette musicali degli anni 90 scelte di musiche e canzoni che ci accompagnava e che ti porta in uno dei tanti viaggi lunghi in auto, vissuti e trascorsi con le persone più care può scaldarci il cuore dall’emozione o farci scoppiare una risata, e mi sono commosso e ho anche sorriso leggendo un frammento della nostra meravigliosa storia vissuta insieme, grazie per aver condiviso uno dei nostri tanti ricordi e mi auguro che voi lettori vi emozionerete così come è capitato a me.
Santo Meschis